Mi
sono sempre stupita nel sapere di adulti affermati (o anche
semplicemente soddisfatti) che confessano di aver da sempre sentito
l’istinto a fare qualcosa, a perfezionarsi ed ad appassionarsi
in qualche attività o interesse
specifico.
Quando
questo “fuoco”
arde in bambini che con
naturalezza affermano di sapere cosa vogliono fare
da grandi, e ci stanno già
“lavorando” con impegno e
costanza, trovo
che ci sia un qualcosa
di mistico. E
capisco che effettivamente ci sono persone che nascono diverse dalle
altre perché hanno sicuramente una marcia in più (e da qui la mia
mente vola alle filosofie e religioni orientali sulla reincarnazione
e sulla memoria della vita precedente. E’ l’unica spiegazione
razionale che mi posso
dare!).
Io
sono sempre stata interessata a tutto ed a niente. Un’incostante
curiosità in molti ambiti, che mi ha spinto a provare tante cose,
per poi mollarle
a favore di altre,
della novità del momento o meglio di quello che mi balenava per la
testa, ma nello stesso tempo
a non provarne altre, trovando a me stessa mille scuse e
giustificazioni, ma anche
semplicemente rimandando la
decisione al giorno dopo. Senza
nessun talento evidente
e senza nessuna bruciante
passione che mi spingesse a
perseverare ed ad impegnarmi in
qualcosa, a
superare quel
muro fatto di pigrizia
e di incostanza.
E così di anno in anno, di decennio in decennio, sono arrivata
all’età adulta. Mantenendomi
– dignitosamente- a galla.
Poi
i casi della vita, le
coincidenze o semplicemente fatti che non si sono avverati mi hanno
condotto a provare ancora
altre due esperienze nuove:
la danza classica ed il giardinaggio.
Grazie
alla prima ho capito
finalmente
(ovviamente anni luce
in ritardo) cosa significa avere una passione in qualcosa, volersi
dedicare a quella cosa, capire che rinunciarvi procura malessere.
Quindi
incredibilmente diventa
normale superare la
stanchezza, la lontananza, la fatica o
rinunciare ad fare qualunque
altra attività,
perché il benessere che si
prova è superiore. Non
è possibile rinunciare,
non è permesso e non c’è giustificazione che ferma o
rimanda.
Ma il tutto è condito, nel
mio caso, anche di un sano
rammarico e
feroce rimpianto, chiamato
“tempo”.
“Tempo”
che ho imparato a capire e comprendere, ma soprattutto ad apprezzare,
nella mia passione per il giardinaggio. Qui il tempo diventa amico,
diventa complice grazie alle
sue sorprese, regalando la
gioia della rinascita, dell’alternanza delle
stagioni e del ciclo della
natura che
insegna a vivere con maggior
naturalezza e normalità le
fasi della vita. Forse anche
aiutando ad accettarle.
Regola base
del giardinaggio è avere
pazienza. Pazienza di saper aspettare. Di dare il giusto tempo,
perché la natura ha i suoi tempi. E bisogna rispettarli. Non
c’è alternativa. Non ci può essere forzatura genuina.
Rimango
sempre funambolicamente in bilico tra i miei soliti altalenanti
interessi, hobby e forse strampalate idee. Ma la fune sulla quale
cammino adesso
ha agli estremi le mie due passioni che la
tengono
dritta e
segnano il cammino che sto percorrendo.
A
volte quando ho rimpianti per non aver cominciato prima e
per non essere riuscita a riconoscere
nel momento giusto
queste passioni, vedendo ora
più ravvicinato l’orizzonte
temporale della mia vita, sorrido e penso che almeno sono riuscita ad
incrociare ed a capire cosa significa avere una passione, a sentire
finalmente anche
io quel fuoco che prima mi era incomprensibile, ma che
vedevo così chiaro -e forse
con un pizzico di invidia- in
altre persone.
Premetto
che non è così semplice o facile accettare di essere arrivata
tardi, anzi mi crea
molto fastidio, soprattutto perché caratterialmente sono una persona
precisa e puntuale, ma se
ho accettato
che “indietro non si torna” e
che “non si muore per
amore” adesso voglio anche
pensare che nella prossima vita farò la ballerina ed il pomeriggio
mi dedicherò al giardino.
Adesso
devo solo capire come fare a mantenere
la memoria, nel
prossimo giro, per essere pronta in giovane età a
sapere fin da subito quel che voglio
fare da grande.